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Abolizione dell’obbligo di mascherine al chiuso, abbiamo intervistato il Prof. Paolo Ascierto Direttore dell’Unità di melanoma, immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS

Professor Paolo Ascierto Direttore dell’Unità di Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori - fondazione Giovanni Pascale di Napoli



Abbiamo posto 9 domande all’Oncologo Paolo Ascierto, che ricopre la carica di Direttore dell’Unità di melanoma, immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS, che è stato  in prima linea nella lotta contro il covid.
Ascierto è stato il primo a sperimentare in Italia il Tocilizumab ovvero il farmaco anti artrite che pare sia molto utile nella lotta al virus.

  1. Crede che si prorogherà l’obbligo delle mascherine al chiuso così come è adesso, oppure ci saranno modifiche?

Da poco è stato approvato l’emendamento al decreto Riaperture che andrà in vigore dal 1 maggio. Le principali novità riguardano proprio l’uso delle mascherine, che rimarrà obbligatorio fino al 15 giugno per i mezzi di trasporto, teatri, ospedali e scuole. Per tutti gli altri luoghi, invece, resta solo la raccomandazione di indossare le mascherine qualora se ne ravveda la necessità e quindi il rischio di contagio.

  1. Quali benefici hanno realmente portato tutte le misure di prevenzione anti covid messe in atto dai governi Conte e Draghi?

Credo che le misure di prevenzione messe in atto dai governi Conte e Draghi siano state indispensabili per permettere di dare il tempo, a tutti, di potersi sottoporre alle vaccinazioni contro il Covid-19, limitando in tal modo i contagi prima ancora di avere una adeguata protezione virale. I vaccini si sono mostrati efficaci nel proteggerci dal Covid-19, riducendo le ospedalizzazioni e i ricoveri in terapia intensiva, ma è importante sottolineare che ognuno di noi ci ha messo il proprio impegno per permetterci di raggiungere questi obiettivi.

  1. Allo stato attuale dell’andamento pandemico, non crede che potremmo adeguare le normative a quelle degli altri paesi dell’unione Europea? Ha senso essere l’unica nazione con normative così stringenti?

Penso che le normative siano frutto di studi, di valutazioni, di bilanci. E’ vero che, più di altri Paesi, siamo stati sottoposti a restrizioni importanti, ma è anche vero che senza di esse forse ora non ci sarebbero le condizioni per permetterci di rimuovere l’obbligo delle mascherine anche negli ambienti chiusi.

  1. Cosa ne pensa del green pass e secondo lei non sarebbe il momento per abolirlo?

Il green pass ha permesso di limitare la diffusione del virus, riducendo i rischi di contagi tra i soggetti a rischio e quelli non vaccinati, pertanto ritengo sia stato uno strumento necessario, per quanto limitante, che insieme alle vaccinazioni e all’utilizzo dei meccanismi di protezione individuale, ci permetterà, probabilmente, di vivere un’estate senza restrizioni. Ed è proprio grazie a tutto ciò che dal 1 maggio entrerà in vigore il decreto che stabilisce l’eliminazione del green pass per l’accesso al luogo di lavoro e nella maggior parte delle strutture pubbliche (bar e ristoranti al chiuso, cinema, teatri, convegni ecc…).

  1. Cosa non ha funzionato e cosa invece ha dato buoni frutti in merito della gestione pandemica?

Non mi sento di puntare il dito contro qualcuno o qualcosa. Tutti, chi nel proprio piccolo, chi nel proprio grande, hanno aiutato nel gestire una situazione che non eravamo preparati ad affrontare. Ecco, forse l’unico punto che tengo a sottolineare e che spero tutti abbiano compreso è che, senza la ricerca, ora non ci troveremmo in una situazione in cui, nonostante l’aumentato numero di contagi, la percentuale di morti e di pazienti ricoverati è nettamente calata rispetto ai due anni precedenti. Lo scenario che ci attenderà nei prossimi mesi dipenderà in gran parte da noi, per cui ricordiamo di non abbassare la guardia e di avere prudenza.

  1. La vaccinazione è stata senz’altro utile nella lotta al Covid, crede che dovremmo sottoporci ad ulteriori dosi annuali?

Credo che se non ci fosse stato il vaccino, ora il numero dei ricoveri in terapia intensiva e dei morti, sarebbe ben diverso da quello che abbiamo avuto e che continuiamo ad avere. Vaccinarsi è la soluzione ed il richiamo del vaccino è fondamentale per permettere una copertura adeguata contro il rischio di sviluppare una grave infezione da Covid.

  1. Quando finirà la fase pandemica e inizierà quella endemica, facendoci così tornare alla normalità?

Alla normalità ci stiamo già tornando, anche se per molti di noi sarà difficile tornare a quella normalità che improntava le nostre vite prima del Covid-19. L’igienizzazione delle mani ad esempio, è una pratica che, se prima molti di noi non mettevano in atto, ora sarà difficile cancellare dalle nostre abitudini (per fortuna direi). Il Covid-19 rimarrà a lungo nelle nostre vite, tuttavia ritengo che ormai sta diventando una patologia endemica, come dimostrano i numeri di soggetti positivi al virus, in assenza di sintomi.

Ricordiamoci che il vaccino riduce il numero di casi gravi e complicanze, ma non annulla il rischio di infezione.

  1. Le cure alternative, ad esempio quella con i monoclonali oppure quella del Dott. De Donno, perché sono state ostacolate?

Non è proprio così. I trattamenti ospedalieri sono purtroppo necessari nelle fasi avanzate e critiche della malattia. La vera sfida sta nel trattamento precoce, quando la malattia è nelle fasi iniziali e paucisintomatica. Farmaci che possono prevenire la famosa “tempesta citochinica”, come gli anticorpi monoclonali, sono fondamentali.

  1. In ambito sanitario, soprattutto quello oncologico del quale lei è uno dei massimi esponenti Italiani, quali danni ha causato la pandemia?

L’Unità di crisi campana, nella fase acuta della pandemia, ha disposto il blocco dei ricoveri e delle prestazioni ambulatoriali non urgenti negli ospedali. Tuttavia il mio ospedale, il Pascale, per la sua tipologia di pazienti, non ha mai rallentato la propria attività, ma è innegabile che gli effetti devastanti della pandemia continuano a farsi sentire anche nei nostri reparti e purtroppo ho paura delle ricadute che avremo tra qualche anno. Infatti, quello che dobbiamo aspettarci è ciò a cui già ora stiamo assistendo, ovvero che la mancanza di prevenzione ha fatto aumentare, negli ultimi 2 anni, i casi di tumori diagnosticati in fase avanzata.

 

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