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Carcere, Di Giacomo (S.PP.): “Nelle carceri segnali allarmanti. Con l’estate può riprendere la stagione delle rivolte”

Il sindacalista Dott. Aldo Di Giacomo



Riceviamo e pubblichiamo la nota del Segretario Generale del S.PP., Aldo Di Giacomo

 

“La situazione nelle carceri romane Rebibbia e Regina Coeli, con i recenti gravissimi episodi di aggressione al personale penitenziario, in aggiunta all’ “effetto emulazione” con gli incendi nelle carceri prima di Cremona e poi di Monza, sono l’avvisaglia pericolosissima che con l’estate può riprendere la stagione delle rivolte con tutti i rischi e le conseguenze che abbiamo conosciuto nella primavera del 2020”. Ad affermarlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo per il quale “sono già troppi i casi che si registrano in numerose carceri italiane che invece vengono derubricati ad “ordinari”, come se si fosse aperta la “caccia all’agente” o se fosse un rischio naturale per il lavoro che si svolge, per non pensare che clan e affiliati ad organizzazioni della criminalità organizzata non coltivino piani di rivolta.

Per ora si servono di “manovalanza disperata” e reclutata per “sondare” la risposta dell’Amministrazione Penitenziaria. Una sorta di prova generale che richiede come tale la massima attenzione e il massimo rigore. Invece la cosiddetta “manovalanza disperata” conta sull’impunità perché con le aggressioni, gli atti di violenza e gli incendi non hanno nulla da perdere se non da conquistarsi i favori dei capo clan.

Purtroppo politica, Ministero, Parlamento continuano a chiudere gli occhi sulla realtà del nostro sistema penitenziario: dalle carceri del Nord e del Sud del Paese boss ed esponenti di spicco della criminalità organizzata comandano al punto che i casi di ordini e minacce estorsive, persino via telefono, si susseguono da tempo e interessano numerosi istituti penitenziari specie quelli con detenuti a regime 41 bis. È naturale chiedersi se siamo solo di fronte ad una diffusa incapacità di far fronte alla criminalità che opera dal carcere o se c’è dell’altro. Questa situazione – dice ancora Di Giacomo – non lascia prevedere niente di buono per questa calda estate nella
quale i clan organizzati vorrebbero alzare il tiro dello scontro con lo Stato perché non si accontentano delle “casette per l’amore” ma puntano direttamente allo smantellamento del regime di carcere duro. Evidentemente, c’è il sentore dell’ulteriore debolezza dello Stato e che si può approfittare da una parte del clima buonista nei confronti dei detenuti e dall’altra della campagna contro gli agenti “violenti e picchiatori”. Non si sottovaluti – afferma il segretario del Sindacato Penitenziario – che le mafie approfittando di questa fase di crisi internazionale stanno
concentrando i propri interessi sulle attività economiche e produttive e ad intensificare l’usura.

Noi – conclude Di Giacomo – continuiamo a mettere in guardia: è ora – non domani quando le rivolte sono scoppiate – il momento di reagire”.

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