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Il vuoto che hai lasciato, ricordo dell’Avvocato Vittorio Rizzi scomparso lo scorso 22 Marzo

L'Avvocato Vittorio Rizzi scomparso lo scorso 22 Marzo.



Il vuoto che hai lasciato, caro Avvocato, è uno di quei vuoti che difficilmente saranno compensabili ed altrettanto difficile, anzi impossibile, sarà dimenticarti. Volevo scrivere questo articolo immediatamente dopo la tua scomparsa, ma non ci riuscivo, scoppiavo in lacrime ogni volta e rimandavo. Soltanto oggi ho trovato la forza di buttarlo giù ed eccoci qua.

Ricordo con le lacrime agli occhi gli innumerevoli pranzi a casa tua il sabato dopo scuola ed anche dopo che il periodo scolastico per me era terminato, occasione nella quale chiamavi a raccolta tutta la tua numerosa e splendida famiglia che di tutto faceva per non mancare mai all’appuntamento. Ho avuto l’onore di essere partecipe a moltissimi di questi ultimi, mai da ospite, ma come una persona di famiglia, quella famiglia che non fisicamente ma idealmente in quelle occasioni e non solo ti stringeva nell’abbraccio più amorevole e vero che ci sia.

L’amore e la gratitudine dei tuoi figli, Alessio, Roberto e Francesca, dei tuoi nipoti più grandi, miei amici di sempre, Vittorio, Marco, Fernando, Alessandro, Nicolas e Kevin ma anche di Alessia, di Mariella, Carla e Lorenzo, di Giulia e Francesca tue nuore e Francesco (Ciccio), era difficile da non osservarsi nei loro occhi e nei loro gesti. Quante risate e quante riflessioni fatte attorno a quel grande tavolo mentre la Signora Mariella, tua moglie, preparava ottimi primi piatti, e mentre Roberto curava l’arrosto della carne al barbecue. Quante delle tue gesta ci hai raccontato, il tuo amore per la vita, per il lavoro e per le tue auto, le tue splendide Porsche che fino alla fine ti anno accompagnato in ogni viaggio.

Sei stato il mio Avvocato in una situazione difficile e dolorosa, e soltanto grazie alla tua professionalità ed alla tua tenacia l’abbiamo superata alla grande. Non potrò mai dimenticare i caffè presi al bar sotto lo studio alle 8 di mattina durante i quali programmavamo i passi della difesa nel processo e durante i quali moltissime erano le persone che si fermavano per salutarti.

Non dimenticherò mai le tue telefonate per convocarmi allo studio per comunicarmi le buone notizie sull’andamento della causa, frutto del tuo incessante lavoro e di quello dei tuoi preziosi collaboratori tra i quali tua figlia Francesca alla quale va tutta la mia gratitudine immaginabile.

Vogliamo parlare di quando mi chiedevi una sigaretta dicendomi che qualora fosse entrato qualcuno avrei dovuto dire che l’avevo fumata io “perché sennò questi mi rompono i coglioni che non vogliono che io fumi”. E una sigaretta te l’abbiamo lasciata io e Marco nel tuo taschino prima che ti tumulassero così potrai fumarla con noi da lassù.

Ci sarebbe moltissimo da dire e da scrivere su di te, sulla tua umanità sul tuo umorismo dirompente, sul tuo lavoro, sull’uomo straordinario che sei stato, non basterebbe un libro. Tutti ti ricorderanno come un esempio ed un punto di riferimento in tutto quello che hai fatto sia a livello professionale che a livello politico nella tua lunga vita.

Voglio chiudere questo mio ricordo così personale con la memoria del nostro ultimo incontro, il 20 Dicembre 2021, alle 9.15 nel tuo studio in Via Cavour al primo piano. Mi convocasti per telefono qualche minuto prima, dicendomi di venire di corsa. Alle 12 c’era l’udienza in Tribunale e volevi che io decidessi in merito. Ci lasciammo dopo qualche minuto con la promessa di vederci dopo Natale per un pranzo insieme, e perchè volevo darti la bottiglia di grappa che tanto ti piaceva che avevo comprato come regalo natalizio per te. Quella telefonata non mi è mai arrivata. Mi informarono dopo qualche giorno della problematica che avevi avuto e del tuo ricovero alla Neuromed. Di lì sappiamo tutti benissimo il triste epilogo dopo qualche mese. Le lacrime versate all’arrivo del messaggio di Fernando che mi comunicava triste notizia non si possono contare.

Te ne sei andato come era nel tuo stile, senza fare troppo rumore e senza troppi incomodi per chi ti era vicino, come quando, il sabato dopo il pranzo ti alzavi e dicevi “me ne vado allo studio che devo lavorare” lasciandoci tutti li ancora attorno alla tavola a mangiare il gelato di Iannetta e a bere qualche goccio di Calvados che tanto ti piaceva.

Ciao Avvocà ci manchi!

Simone Rocco.

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