Sono crollati del 60% i prezzi del grano sui valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro della coltivazione, in Molise dove gli agricoltori quest’anno hanno speso 300 euro ad ettaro in più per produrlo. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti rispetto alle quotazioni dello scorso anno, in occasione dell’incontro tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan con l’omologo russo Vladimir Putin a Soci, sul transito del grano ucraino nel Mar Nero.
Un’intesa importante per garantire gli approvvigionamenti nei Paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia ed evitare carestie che possano spingere ancor più i flussi migratori, ma è necessario evitare speculazioni e distorsioni commerciali provocate dall’afflusso di grano in eccesso sul mercato europeo.
A ciò si aggiunge il fatto che le quotazioni di mercato dei prodotti agricoli dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati, i cd. “future”, uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori.
Gli agricoltori hanno dovuto fare i conti con l’aumento dei costi di produzione, in una campagna cerealicola che ha subito danni per il maltempo, con il risultato che il raccolto di grano duro molisano, che investe una superficie di circa 60.000 ettari, non sta procedendo secondo le aspettative e quest’anno – continua Coldiretti Molise – esiste il rischio concreto che la produzione possa scendere al di sotto di un milione/500.000 quintali.
È necessario, peraltro, adeguare subito – sottolinea la Coldiretti – le quotazioni del grano duro per sostenere la produzione in un momento difficile per l’economia e l’occupazione. Le superfici seminate – conclude Coldiretti Molise – potrebbero sicuramente aumentare già a partire dalla prossima stagione, con la produzione di grano che deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale.
La strada vincente – conclude Coldiretti – è quella dei progetti di filiera per rispondere anche alle esigenze dei consumatori che sono sempre più attenti alla provenienza delle materie prime. Al fine di implementare la progettualità e per essere sempre più autosufficienti, vogliamo ricordare alle imprese dell’agroindustria virtuosa, la nostra disponibilità ad incrementare i livelli di quantità e qualità del prodotto, garantendo prezzi equi alle imprese, che non scendano mai al di sotto dei costi di produzione, come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali, tutelando sempre la biodiversità dei nostri territori.
Gli strumenti esistono, a partire da CAI – Consorzi Agrari d’Italia, società promossa da Coldiretti che è impegnata nel settore della ricerca e nella attività di stoccaggio dei cereali, favorendo la sottoscrizione di specifici “contratti di filiera” che possano dare risposte economiche soddisfacenti agli agricoltori, ma con la consapevolezza che il successo finale non può prescindere dalle esigenze dell’industria di trasformazione.