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Tutti in attesa di domani. Le previsioni ed i possibili risvolti sulla politica molisana e le bocche cucite dei politici regionali



Domattina con le dichiarazioni che il Presidente dimissionario Mario Draghi si avrà chiarezza sulla strada che prenderà questa crisi di governo scatenata dal Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte e dalle sue pretese sempre più al rialzo che hanno spazientito il Presidente del Consiglio che si è recato dimissionario dal Presidente della Repubblica. L’epilogo è noto a tutti, Draghi è stato rimandato da Mattarella alle Camere per pronunciare delle dichiarazioni e chiarire la sua posizione. Se si dovessero tenere conto soltanto delle dichiarazioni che il premier ha rilasciato il giorno delle dimissioni nel discorso ai propri Ministri, ovvero “è venuto a mancare il patto di fiducia che legava questo governo di unità nazionale”, o ancora prima in una conferenza stampa lo stesso banchiere aveva escluso qualsiasi ipotesi di Draghi bis indicando nell’attuale l’unica maggioranza che rappresenti l’unità nazionale e che non sarebbe stato disposto a lavorare per formare un nuovo governo retto da un maggioranza diversa da questa. Sarà dunque, quella di domani una giornata campale per la politica italiana, qualsiasi sia la piega che prenderà avrà delle conseguenze e delle ripercussioni non solo sulla politica nazionale ma anche e sopratutto su quella regionali nelle regioni chiamate da qui a poco al voto, tra cui il Molise. In queste ore tutti gli esponenti dei partiti a livello nazionale stanno lavorando alacremente chi per cercare di ricucire lo strappo e convincere Mario Draghi a restare, chi invece per mandare tutti a casa e finalmente gli italiani al voto all’inizio di ottobre.

Due sono gli scenari possibili che in questo momento possiamo prospettavi con le ricadute che avrebbero sulla politica regionale molisana. Il primo, quello più auspicato dal centrosinistra, sarebbe un rimpasto di governo con l’esclusione dalla maggioranza dei turbolenti 5 stelle o parte di essi ai quali verrebbe però comunque data la possibilità di non essere forza di opposizione ma quella di forza che appoggia esternamente il governo su determinate questioni, facendo però di certo rompere il patto tra PD e Grillini di presentarsi agli elettori allineati e compatti alle elezioni politiche e regionali prossime, anche se dobbiamo precisare che questa ipotesi era già al tramonto da un pò. In questo scenario la legislatura andrà  avanti fino a scadenza naturale con Mario Draghi fortemente ancorato alla poltrona di primo Ministro, con l’appoggio anche di parte del centrodestra e cioè quello di Forza Italia e Lega. In questo caso la Meloni crediamo consumerà definitivamente la rottura con gli alleati storici iniziando a prepararsi per correre singolarmente sicuramente alle prossime elezioni politiche ma probabilmente anche a quelle regionali. Una prova di forza che probabilmente la Meloni sarà costretta a fare per cercare di dettare la linea anche nel futuro centrodestra e sopratutto poiché di ultimatum ne ha lanciati già parecchi. Questo ennesimo voltafaccia di Berlusconi e Salvini sarebbe di una gravità assoluta e siamo sicuri che Giorgia Meloni non sopporterebbe oltre. Detto questo, ribaltando il ragionamento sulla politica di casa nostra possiamo dire che ne uscirà fuori una rottura sicura del patto tra PD e 5 stelle a livello regionale che porterà i due partiti a competere da avversari e non da alleati, ma potrebbe portare anche ad una spaccatura netta del centrodestra che anch’esso si potrebbe presentare agli elettori con un candidato presidente espressione di Lega e Forza Italia ed uno espressione di Fratelli D’Italia.

Il secondo scenario che vi sottoponiamo e che secondo noi sarebbe quello più auspicabile è quello nel quale Mario Draghi stesso confermerà alle Camere la volontà di dimettersi e di non accettare ulteriori incarichi per formare governi a maggioranza variabile, proprio in virtù della sua credibilità e delle dichiarazioni rese giorni fa. Questo lo porterebbe domani sera stessa a salire al Colle con in mano le Dimissioni Irrevocabili che Mattarella non potrebbe far altro che accettare. Si aprirebbe così una campagna elettorale lampo, che porterebbe gli italiani al voto all’inizio di Ottobre come abbiamo detto sopra. Questo scenario, che i più escludono, aprirebbe un’autostrada per il centrodestra, che si ricompatterebbe e secondo tutti i sondaggi vincerebbe di misura le prossime elezioni politiche di misura, mentre porterebbe molte grane al centrosinistra che si troverebbe diviso e con il patto con i 5 Stelle in frantumi salvo irrealistiche sorprese. Ribaltando lo scenario alla politica molisana dobbiamo dire che l’ipotesi di elezioni anticipate gioverebbe di sicuro al centrodestra in quanto si riunirebbero i tavoli nazionali di Lega, Forza Italia e Fratelli D’Italia che dovranno scegliere gli uomini da far correre sul maggioritario e sul proporzionale alla Camera ed al Senato, e dovranno in quella occasione gioco forza decidere a quale partito spetterà la candidatura alla presidenza della regione e potrebbero già addirittura annunciarne il nome. Dobbiamo dire tutto sommato che la situazione prospettata non farebbe poi male neanche al centrosinistra molisano, sopratutto al PD, che sicuramente si libererebbe dell’alleanza con i 5 Stelle, che ricordiamo uno dei due competitori alla carica di Presidente della Regione, non vuol proprio mandare giù, ma l’indicazione anche qui dei candidati per il Maggioritario ed il Proporzionale alla camera ed al Senato, per esclusione porterebbe alla conferma che o la Fanelli o Facciolla siano il Candidato presidente alle prossime regionali in base a chi dei due verrà posizionato in uno dei seggi del maggioritario. Dei 5 Stelle preferiamo al momento non parlarne, poiché duplice sarebbe la possibilità, ovvero se la mossa politica di Conte si rivelasse azzeccata recupererebbero la base solida dell’elettorato salendo di qualche punto percentuale, ma se invece la mossa di Conte si rivelasse sbagliata i grillini, anche quelli molisani precipiterebbero molto giù nelle percentuali.

Intanto in attesa del “giorno del giudizio” che avverrà domani in Parlamento, tutti tacciono, nessuno dichiara alcun che in merito, ma siamo sicuri che ognuno stia preparando la strategia da adottare nel caso si verifichi l’uno o l’altro scenario.

Simone Rocco

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