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Monteroduni, nove anni dalla scomparsa di Irene Cristinzio. L’appello dei figli



“Siamo qui Mamma, sempre qui, ad aspettarti.

E sono nove anni, senza te, Mamma. Sono tanti a guardarli tutti in fila, sono stati difficili, strazianti.

Nove anni di attesa
Nove anni di domande
Nove anni di lacrime
Nove anni di incredulità.
Nove anni senza respirare.

Ma noi ci siamo, Mamma, non siamo soli e siamo in tanti, ad aspettarti e ad aspettare di sapere di quella mattina di un’estate che non potremo mai dimenticare.

La Vogliamo conoscere la verità.

E chiediamo rispetto per questo dolore, aiuto per le risposte che non sono arrivate.

Se qualcuno ancora può, chiediamo con il cuore in mano, di rompere questo silenzio profondo nove anni”.

 

Ricorre oggi 11 luglio, il nono anniversario della scomparsa di Irene Cristinzio, originaria di Monteroduni e residente ad Orosei.

RIPERCORRIAMO INSIEME I FATTI Irene insegnante di lettere in pensione, all’epoca 64 anni, scomparve misteriosamente dalla sua casa di Orosei la mattina dell’11 luglio del 2013, mentre faceva la consueta passeggiata mattutina tra le campagne vicine alla sua abitazione, con sé soltanto due telefonini, risultati poi irraggiungibili.

“Ci vediamo alle 8.30 così facciamo colazione insieme”, avrebbe detto al marito, Gabriele Nanni, e al figlio maggiore, Salvatore, che all’epoca viveva a Milano e che in quei giorni era in vacanza, prima di finire inghiottita nel limbo di un giallo sconvolgente. Ma Irene non farà più ritorno.

Occhi castani e capelli biondi; al momento della scomparsa indossava una maglia chiara, pantaloni bianchi sotto il ginocchio, scarpe marca “Hogan” chiare. Con sé una pochette contenente i due telefonini, mentre a casa aveva lasciato il portafoglio e i documenti.

All’inizio i familiari avevano pensato a un malore e corsero a cercarla su quella strada di campagna che percorreva ogni mattina per tenersi in forma. Ma Irene sembrava svanita nel nulla, svaniti anche i due telefonini.

Iniziavano, così, intense ricerche di forze dell’ordine e volontari, anche in mare e nel fiume Cedrino, ma purtroppo senza esito. I suoi due cellulari si spegnevano contemporaneamente alle 08:35, segno evidente di un intervento esterno.

Due anni e mezzo dopo la scomparsa si presentava una profonda diversità di vedute sulla strategia da adottare tra la famiglia d’origine della donna e quella che aveva costituito a Orosei, dove si era trasferita poco dopo la laurea per insegnare nelle scuole medie. L’anziana madre di Irene Cristinzio aveva offerto centomila euro a chi avesse fornito notizie sulle sorti della figlia. Una proposta questa, che non vedeva d’accordo il marito e i figli della donna preoccupati per fenomeni di sciacallaggio che avrebbero potuto manifestarsi.

Nel luglio 2016 i familiari della donna si opponevano all’istanza di archiviazione del caso presentata dalla procura. Ma le ricerche, proseguite anche l’anno successivo, accompagnate da numerosi appelli della famiglia, continuavano a non dare alcun frutto.

Il 28 febbraio 2018 il Pm di Nuoro, titolare dell’inchiesta, chiedeva purtroppo al Gip l’archiviazione del caso Cristinzio. Della triste vicenda si occupava anche l’allora Prefetto di Isernia, Fernando Guida, il quale interpellava sempre il Prefetto di Nuoro per ricevere notizie aggiornate sulla sparizione di Irene.

Si chiude così, almeno per quanto riguarda le indagini, la scomparsa di Irene Cristinzio.

Numerose le piste seguite negli anni dagli inquirenti e anche le persone poste sotto sorveglianza, ma la scomparsa dell’insegnante è rimasta tutt’oggi senza colpevoli.

Da 9 anni, il suo è un mistero senza risposte: nessuna traccia, nessun ritrovamento che riconduca a lei. Nonostante le ricerche a tappeto e l’ausilio delle tecnologie più sofisticate, non è stato ritrovato nemmeno un capello, nemmeno una traccia che possa dare un pur minimo suggerimento sulle cause del suo rapimento.

 

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