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Uno, due, tre, “Scannet Allert”. Campobasso ed il Molise riabbracciano i Misteri. Le foto



 

Dopo due anni di stop forzato, causa pandemia da Covid-19, il capoluogo molisano, ma anche tutto il Molise, ritrova finalmente la festa più importante della regione. “Il Festival dei Misteri”.

Dalle ore 10 di questa mattina dopo la messa sollenne e la vestizione dei figuranti, dal cancello del Museo dei Misteri, infatti, gli Ingegni del Di Zinno hanno lasciato la propria sede per sfilare in tutto il centro cittadino.

Tantissime le persone accorse, anche da fuori regione, per assistere alla straordinaria sfilata che ha percorso tutte le vie del centro cittadino e che poi come da tradizione si è soffermata sotto il balcone del Municipio per la solenne benedizione impartita dal Vescovo Sua Eccellenza Mons. Bregantini, per poi ripartire alla volta del Museo dei Misteri  dove la manifestazione ha avuto termine. Una volta svestiti, i figuranti  sono stati fatti scendere  e gli  ingegni rimarranno custoditi fino all’anno prossimo.

Sono partiti puntuali questa mattina dal Museo dei Misteri gli ingegni del Di Zinno tra ali di folla accorsa per quella che da tutti è stata vissuta come una giornata di rinascita. La volontà unanime di volersi lasciare alle spalle gli ultimi due anni e la tragedia della pandemia senza dimenticare quella di oggi della Guerra. La volontà di guardare avanti senza tradire la memoria, la storia e l’identità della città. La sfilata tra le strade della città passando nel cuore del centro storico , poi il classico percorso con gli occhi dei bambini persi nella magia di quei Misteri tanto attesi e oggi ritrovati. Una fortissima emozione anche tra i portatori che si passano quasi sempre il testimone di generazione in generazione . I diavoli e la Donzella che come da tradizione non ha mosso un ciglio i bambini bellissimi il tributo di tutti ad ‘Abramo” che per questa edizione così speciale è salito su in alto per l’ultima volta dopo ben 62 anni , sono stati per lui gli applausi e i cori, ricordato anche dal Vescovo di Campobasso Mons Giancarlo Bregantini. E poi l”applauso per la famiglia Teberino grazie a cui la città ha potuto vivere anche stavolta una giornata magica e emozionante. Protagonisti oggi : la città e la sua gente e naturalmente loro : i Misteri.

LA STORIA Il festival è la celebrazione campobassana del Corpus Domini, la festa più nota e amata del capoluogo, che si svolge dal 1768. È seguita da migliaia di turisti di provenienza regionale, nazionale e anche dall’estero. La parte centrale che rende questa manifestazione unica è la sfilata mattiniera dei cosiddetti “misteri”: vere e proprie strutture portanti create dal noto scultore Paolo Saverio Di Zinno. Tali strutture sono modellate, grazie alla flessibilissima e resistentissima lega realizzata dallo stesso Di Zinno, in modo che possano reggere il peso dei figuranti, cittadini che ogni anno volontariamente si rendono disponibili per la sfilata, da bambini ad anziani. Ogni struttura rappresenta e celebra un “mistero” della Bibbia o un santo. In tutto sono 13 e ognuno di essi è portato a spalla da altri volontari. Il peso degli ingegni varia dai 340 chili, che è quello di San Rocco, il più leggero, fino ad arrivare ai 644 chili di peso per l’ingegno raffigurante San Nicola.

PAOLO SAVERIO DI ZINNO (Campobasso, 3 dicembre 1718 – Campobasso, 29 aprile 1781) è stato uno scultore italiano che ha operato sul legno nell’ arte sacra. Seguendo la sua intuizione geniale, maturata in ambienti artistici partenopei, di Zinno studia e sceglie, in accordo con i committenti, i soggetti che faranno parte della processione del Corpus Domini. Dall’idea alla costruzione di modellini fino alla realizzazione pratica dovettero passare degli anni e ciò rende la datazione, in assenza di memorie e eventuali contratti di committenza, un’operazione probabile e non certa. Per gli studiosi ottocenteschi la data si situa intorno al 1740, andando a cadere con il rinnovamento politico e sociale della città. Le ipotesi attuali sposterebbero l’anno più in là fino ad arrivare ai principi degli anni ’70. Restano tutte congetture che confermano il lavoro di equipe dei fabbri e del di Zinno nella volontà di dare una veste stabile alla processione.

Il lavoro dell’artista è delicato e certosino: si tratta di fissare le ricche suggestioni visive immagazzinate negli anni di apprendistato napoletano, nella bellezza maestosa del Barocco delle processioni e degli allestimenti di macchine processionali e di ingegni rifiniti in modo certosino e proposti per ogni solennità civile. I grandi carri allegorici napoletani hanno spazio nei disegni dell’artista che va ad applicare le soluzioni sceniche osservate negli anni. Tra i tanti motivi spicca la raffigurazione del Sebeto nell’Ingegno di San Gennaro, icona inserita in ogni scenografia teatrale, simbolo della città, presente nella cartografia cittadina.

Trasformare i quadri seicenteschi in statue viventi che mantengano un asse verticale nella plasticità e nello slancio verso l’alto è l’opera geniale dell’artista. La leggiadria dei panneggi, l’ingenuità dei volti infantili, il sapiente dosaggio dei colori degli abiti, l’ideazione dei sostegni invisibili, gioielli di equilibrio statico realizzati attraverso nozioni di meccanica, rendono gli Ingegni settecenteschi un capolavoro di inventiva e di sintesi tecnica e artistica del periodo. Mutare in vivente ciò che è immobile, dare tridimensionalità pulsante di sensazioni alle statue processionali non rinunciando alla verticalità dell’azione: è l’effetto creato dalle Macchine del di Zinno.

Nata per dare sicurezza ai gruppi viventi che sfilavano su barelle e per offrire una maggiore tensione drammatica agli eventi descritti nelle singole azioni sceniche, l’idea diventa un capolavoro di sintesi artistica.

Lo scheletro del Mistero è smontato per riprendere vita l’anno seguente con volti e personaggi che, in parte, sostituiscono quelli degli anni precedenti, creando un maggiore coinvolgimento del popolo che può catartizzare paure, ansie e angosce offrendo per un giorno i propri figli al Dio della vita.

 

 

 

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