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Alleanze in vista per le prossime regionali



Tutti i partiti sono entrati nell’ordine delle idee di convincere a tutti i costi gli elettori per le prossime elezioni regionali. Si tratta di strategia studiate ad hoc con l’obiettivo di spostare voti e recuperare consensi. Iniziamo dal Movimento 5 Stelle e dal PD. Andrea Greco ancora non si è sbilanciato sull’opportunità di fare un accordo con il Pd. Sia lui che Facciolla dicono di sì ma poi rivendicano la leadership. In poche parole, Greco ancora è fermo sui risultati delle scorse regionali quando i grillini presero circa il 38%. In cuor suo vorrebbe rivendicare la sua candidatura a presidente della Regione. Un’ipotesi che non piace a Facciolla che già si sente presidente candidato in pectore per il centro sinistra, Fanelli permettendo. Rispetto a quattro anni fa i numeri sono cambiati. Il Pd è in risalita mentre i 5 stelle sono in discesa. I sondaggi, che probabilmente Greco fa finta di non guardarli, fotografano infatti un M5S ai minimi storici: 14,5% secondo l’ultima rilevazione Ipsos ma ce ne sono altre che lo attestano di poco sopra al 12%. Di fronte a questi numeri scatta gioco forza il campanello d’allarme. Tanto che a livello nazionale il leader Conte prova a recuperare consenso alzando la voce sugli aiuti ai cittadini e a come fronteggiare il caro bollette. Queste manovre non piacciono in casa Pd, tanto che si teme da un momento all’altro la caduta del Governo Draghi. A livello nazionale può accadere di tutto e il contrario di tutto e i contraccolpi potrebbero esserci anche in Molise. L’alleanza tra Pd e M5S non è del tutto chiara. Conte ha fatto partire un restyling più populista che progressivo.  Bisognerà vedere come la base reagirà. Perché all’interno del Movimento ci sono tantissimi nostalgici intransigenti che rimpiangono l’origine basata sull’uno vale uno. Molti in casa grillina sono preoccupati del rapporto con il Pd che deve essere paritetico dato che a qualsiasi livello non si può andare in direzioni politicamente opposte. Il pressing alzato da Conte sul Governo, prima con le spese militari, ora sul Def, bollette e riforma della giustizia, non convince molto gli esponenti del Pd ai quali non piacciono le barricate della prima forza di governo. Perché vuoi o non vuoi il voto grillino pesa e come nel Parlamento italiano. Ma lo stesso Conte deve mettere in bilancio che se continuerà a far fibrillare il Governo Draghi o, peggio, lo farà cadere, sarà impossibile immaginare un’alleanza con il Pd.  Ecco il motivo per cui Facciolla e Greco ancora non iniziano a parlarsi a quattrocchi ma preferiscono marcarsi a vista. Nel centro destra la strada da seguire è una sola: quella dell’unità. Se ci si divide è meglio lasciar perdere. Un centro destra unito non avrebbe problemi a rivincere in Molise. Ma quello che sta accadendo a livello nazionale lascia qualche dubbio. Da una parte c’è Meloni, la quale si sente molto forte ed a ragione. I numeri sono dalla sua parte. I sondaggi la pongono come prima forza del centro destra. Salvini e Berlusconi sono avvisati. In democrazia valgono i numeri. E questa volta sono tutti per la passionaria “Giorgia” che comunque in Molise dovrà risolvere qualche problema. Da un lato c’è la posizione dominante dell’assessore Quintino Pallante che può contare dell’apporto di numerosi elettori che contano in ogni angolo della Regione; dall’altra il coordinatore regionale di Fdi Filoteo Di Sandro che ancora non ha digerito il fatto che non sia entrato in Consiglio Regionale per l’effetto della surroga. Certamente chi è fuori dalla politica che conta è penalizzato da chi il potere lo detiene. Una riflessione in tal senso l’ha fatta anche Michele Iorio che da uomo esperto ha assunto una posizione più moderata rispetto ad un anno fa. Evidentemente anche lui ha capito che non conviene farsi la guerra al proprio interno. Il nuovo coordinatore regionale della Lega Michele Marone ha ancora il dente avvelenato con il presidente Toma per averlo fatto fuori dalla giunta. Ogni occasione è buona per scagliarsi contro di lui. Ma probabilmente non ricorda che all’inizio la Lega aveva eletto due consigliere: Filomena Calenda e Aida Romagnuolo. La prima ora è diventata assessore, la seconda è confluita in Fratelli d’Italia. Non vorremmo che il coordinatore regionale del partito di Salvini abbia dimenticato questo passaggio e dovrà lavorare sodo per formare una lista competitiva, visto che in mancanza della surroga sarà difficile convincere le persone a candidarsi. Forza Italia, sulla carta, è nelle mani di Annaelsa Tartaglione. Ma il ruolo politico è in mano a Nicola Cavaliere, Roberto Di Baggio, Armandino D’Egidio, Raimondo Fabrizio ovvero di coloro che hanno un discreto pacchetto di voti. Alla fine, saranno loro a fare la differenza. Infine, il gruppo dei centristi. Qui il parterre è di tutto rispetto e molto rumoroso. Di fronte hanno un’unica strada da seguire: quella di trovare un accordo con i tre partiti storici Fi, Fdi e Lega. Qualche osservatore ha delineato una loro discesa in campo con il centro sinistra. Se così fosse per molti di loro sarebbe un suicidio politico. Ecco il motivo per cui hanno iniziato un discorso che li porterà a valutare programmi e scelte in sintonia con il centro destra. Questo è l’alveo naturale di Niro, Micone, Di Lucente, Calenda, D’Egidio, Cefaratti e Cotugno. Si, proprio così. Anche Vincenzo Cotugno sta pensando di collocarsi in posizione autonoma nel gruppo dei centristi dopo la sua rottura con il cognato l’on. Aldo Patriciello che a sua volta sta mettendo su una lista in grado di poter incidere alle prossime elezioni Regionali. Nella lista ci sarà posto per l’attuale sindaco di Pozzilli Stefania Passarelli, persona di stretta fiducia dell’on. Aldo Patriciello. Tanta carne a cuocere, dunque, speriamo almeno che sia buona.

G.D.A

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