La nota:
Scrive la dr.ssa La Selva Maria Grazia, come rappresentante di battaglie contro le discriminazioni e la violenza e Presidente dimissionaria della Commissione per la Parità e le pari opportunità della Regione Molise. È con grande imbarazzo che leggo da un post della consigliera regionale, Patrizia Manzo del Movimento cinque stelle, della rappresentanza della comunità LGBTQIA+ attraverso un “posto riservato” proprio alle relative associazioni di tutela, all’interno della Commissione di parità e pari opportunità della Regione Molise. Provo ciò perché per tutto il tempo che l’ho rappresentata ho pensato erroneamente che una lesbica o un gay o un trans e così via fossero persone considerate come tutte le altre e che non fossero discriminate nella partecipazione attiva all’interno della Commissione di parità e pari opportunità della Regione Molise. L’errore di fondo, sta comunque nel linguaggio utilizzato, perché si parla di genere e non di sesso. Si dovrebbe pertanto sostituire il termine genere (costruzione sociale e comportamentale) con la parola sesso (attribuzione che rimanda alla natura biologica del maschile e del femminile), al fine di avere, all’interno della Commissione una distribuzione non discriminatoria che rimandi al diritto costituzionale delle persone di entrambi i sessi, con la libertà di ognuno di esprimere la propria identità come sente. Durante questa esperienza, non mi sono mai chiesta quale fosse l’orientamento sessuale dei componenti o la loro identità di genere, ma solo quanta esperienza avevano nelle battaglie a sostegno dei diritti delle persone. Le rappresentanze associazionistiche sono già previste, dall’art. 3 della legge n.23 del 13 aprile del 2000, l’importante è che queste Associazioni non tutelino le donne vittime di violenza ed i loro figli, come Liberaluna di cui io sono la Presidente perché per me è stata una discriminante e motivo di attacchi da parte delle consigliere Manzo e Fanelli, che addirittura chiesero dopo un mese dalla mia elezione le mie dimissioni per incompatibilità. Mi chiedo allora, se chi ci rappresenta ed è al servizio della comunità, lo fa realmente senza alcun tipo di pregiudizio. Durante la mia carica, addirittura la consigliera Manzo ha fatto un accesso agli atti di una Commissione che in quel momento non stava facendo nulla, nonostante le deleghe alle vicepresidenti e di atti ne aveva ben pochi e aveva effettuato spese per un totale di circa 800 euro in un anno. C’è veramente così poco da fare nella Regione Molise? Sono però soddisfatta se la comunità LGBTQIA+ lo è considerando la modifica un traguardo di progresso, ma mi auguro non crei un precedente, ovvero laddove non vi sia specificato l’ingresso di una persona che la rappresenti non vorrei diventasse ogni volta una nuova battaglia per avere un posto che, per il diritto Italiano è dovuto a tutti quelli che rientrino nei criteri di selezione già esistenti. La legge è uguale per tutti, è la cultura che dobbiamo cambiare, ovvero l’osservazione, riflettere sugli stereotipi che per anni hanno condizionato le relazioni portando la violenza nelle scuole, online, in strada ed all’interno delle mura domestiche nei confronti delle così dette minoranze. Leggendo l’emendamento presentato emerge una discriminazione nei confronti di altre associazioni di tutela di diritti (dei minori, degli stranieri, deidisabili, delle donne vittime di violenza e così via….) che non vengono specificate, ma se non fosse così perché si è dovuto specificare quella per la tutela dei diritti della comunità LGBTQIA+?
Campobasso, 16/05/2022