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Affido familiare in Molise, la Garante: “Possibili soluzioni necessarie a un’ottimizzazione dei servizi”

Leontina Lanciano, ex Garante regionale dei Diritti della Persona



“Affido familiare, è un segnale importante che anche associazioni filantropiche di riconosciuto rilievo come il Lions Club si interessino ad una tematica di così significativa rilevanza”. La Garante regionale dei Diritti della Persona, Leontina Lanciano, esprime apprezzamento per l’iniziativa organizzata dal distretto di Larino. Un incontro sul tema “L’affido, una scelta d’amore” che ha visto l’intervento di Luca Trapanese, assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli, fondatore dell’associazione “A Ruota Libera Onlus” e genitore affidatario.

“La materia stessa – afferma – è di per sé delicata, per i risvolti che implica nella vita dei nuclei familiari e dei minori interessati. Al fine di individuare un percorso che fosse il più possibile efficace ed omogeneo, fin dai primi passi da Garante ho attivato una linea d’intervento che ha previsto la convocazione, nel tempo, di incontri specifici e tavoli tecnici. Appuntamenti che hanno visto la partecipazione dei responsabili (o delegati) dei sette Ambiti Territoriali Sociali del Molise, di rappresentanti delle associazioni, dei responsabili della rete dell’accoglienza locale e dei rappresentanti della Regione Molise. In particolare, un impegno congiunto su questo fronte è stato portato avanti insieme al Presidente della IV Commissione regionale, il Consigliere Gianluca Cefaratti”.

Nel corso di tali riunioni, aggiunge Leontina Lanciano, “è stata valutata la situazione corrente dell’affido in Molise e se ne sono evidenziate le criticità, al fine di individuare le possibili soluzioni necessarie a un’ottimizzazione dei servizi. Tra i vari aspetti su cui si è lavorato, va segnalata la decisione di stilare un cronoprogramma per restituire equilibrio e dignità a un istituto giuridico che sul territorio presenta livelli differenti di diffusione, da zona a zona. Un dato, questo, determinato – come emerso dagli incontri e dai tavoli tecnici – prevalentemente dalla possibilità da parte degli Ats di reperire adeguate risorse organizzative e finanziarie. L’urgenza di dare un nuovo impulso all’affido, per garantire al meglio la tutela di bambini e ragazzi la cui famiglia di origine sia alle prese con una condizione di difficoltà momentanea, si è concretizzata nella volontà di individuare un Ambito Territoriale capofila. Una misura atta a consentire un assetto omogeneo sul territorio regionale. Un punto di partenza importante affinché possa essere garantito a ciascun minore l’accesso all’affido in condizioni di pari opportunità”.

Le riunioni costanti “hanno permesso, altresì, di effettuare un monitoraggio che ha fatto emergere una situazione piuttosto complessa. Partendo da questi presupposti si è deciso di avviare una serie di ulteriori incontri, da organizzare – questa volta – con tutti i sindaci dei Comuni Molisani.  L’obiettivo finale resta quello di individuare la strategia migliore da seguire, promuovendo tutte le possibili iniziative utili ad assicurare a ciascun minore una famiglia capace di accoglierlo e sostenerlo nelle sue necessità educative e relazionali”.

In tale frangente, sottolinea la Garante, “sono stati presi i primi contatti con l’Assessore alle politiche sociali del Comune di Campobasso, Luca Praitano, il quale ha auspicato il coinvolgimento del mio Ufficio nell’attività di programmazione degli interventi da attuare in tema di affido condiviso. Si è pertanto riscontrata l’urgenza di proseguire il percorso avviato potenziando le attività di sensibilizzazione sul tema e promuovendo la costruzione di reti pubbliche di collaborazione, al fine di diffondere la cultura dell’accoglienza. Di tale necessità mi sono confrontata con il Consigliere Cefaratti, al quale ho proposto – come prossimo obiettivo – il potenziamento delle risorse disponibili (con particolare riferimento alle famiglie affidatarie), l’implementazione delle equipe multidisciplinari e delle banche dati di affido, l’attivazione di forme di collaborazione formalizzate con il Terzo settore e l’associazionismo, il rafforzamento del sostegno alle famiglie di origine”.

Nel corso del tempo “sono stati numerosi gli interventi che ho portato avanti direttamente, in qualità di Garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, in questa direzione. Le richieste e le segnalazioni legate all’affido, pervenute al mio ufficio, sono state sempre affrontate con la massima cura. Senza mai trascurare nessuno dei vari aspetti che devono essere tenuti in considerazione in questo contesto.

Sono ben consapevole, infatti, della complessità che l’istituto stesso dell’affido presenta. Sia riguardo alle modalità di espletamento, sia relativamente alle parti coinvolte. Alle quali va attribuita, in ugual misura, la dovuta importanza.

Ciò a partire dalla famiglia d’origine: un legame affettivo che deve continuare ad intercorrere tra i genitori naturali e i figli anche dopo l’affido. Difatti, nonostante la situazione di difficoltà momentanea del nucleo familiare d’origine possa comportare la necessità di un affidamento della prole (ai sensi della l. 4 maggio 1983, n. 184), l’interesse primario dei figli minori resta quello di mantenere un rapporto quanto più stabile possibile con la famiglia d’origine. D’altronde, l’allontanamento del minore disposto ai sensi della l. 184 cit. è, per definizione, temporaneo.

Quindi, se da un lato occorre consentire una tutela effettiva del minore fino a quando ciò si renda necessario, dall’altro è fondamentale lavorare sulla famiglia di origine per permettere al minore di rientrare nel nucleo familiare. Superando, cioè, le dinamiche che hanno portato all’allontanamento”.

L’esigenza di ‘fornire’ al minore una famiglia affidataria, rimarca Leontina Lanciano, “non deve essere intesa come una sostituzione, ma come un’opportunità per offrire al bambino o ragazzo interessato le risorse necessarie (temporaneamente non disponibili presso la famiglia naturale) a superare il momento di difficoltà, senza che si crei un conflitto o una condizione di confusione emotiva con la famiglia d’origine. Anche la Corte di Cassazione ha avuto modo di sottolineare la rilevanza di quest’occorrenza, rilevando che l’affido familiare è da intendersi come un intervento “ponte”, destinato a rimuovere situazioni di difficoltà e di disagio familiare all’esercizio della responsabilità genitoriale ed a porsi in funzione strumentale alla tutela riconosciuta, con carattere prioritario, dall’ordinamento al diritto del minore a crescere nella propria famiglia d’origine”.

“L’obiettivo che ho pertanto perseguito, nel mio ruolo di Garante, è stato quello di potenziare e promuovere il percorso di sostegno alla famiglia naturale, anche attraverso percorsi di aiuto – “maternage”. Il rapporto dei genitori con i figli non deve mai essere penalizzato né sacrificato sulla scorta di quella che può essere una condizione di difficoltà sociale o culturale. Su questo aspetto ho lavorato insieme al Tribunale per i minorenni e con i servizi sociali allo scopo di organizzare incontri più frequenti tra genitori e figli. Per completezza dell’informazione sulla situazione generale dei minori in Molise, si fa presente che in base ai dati raccolti nel 2021 la nostra regione conta un significativo numero di bambini e ragazzi ospiti delle case famiglia e delle comunità di accoglienza locali. Sono presenti numerose strutture, dislocate tra i comuni di Termoli, Pescolanciano, Larino, Campobasso, Limosano, Agnone e Cercepiccola”.

L’affido familiare, conclude la Garante, “costituisce un importante strumento per consentire una sistemazione alternativa dei minori che necessitano di una dislocazione differente rispetto alla famiglia originaria. Riconoscendo l’assoluto rilievo della questione, pur non potendo essere presente all’evento attuale, comunico la mia piena disponibilità a collaborare in futuro su progettualità condivise finalizzate al potenziamento dell’istituto giuridico”.

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