A Isernia la crisi politica degli ultimi anni, che ha sconvolto gli equilibri dei partiti con repentini cambi di maglia, ha strozzato quel tipo di sviluppo ed ha modificato strutturalmente e radicalmente la società, il lavoro, i meccanismi della produzione, orientando in modo diverso le aspettative della gente comune. I risultati negativi di questo processo di trasformazione si sono delineati negli ultimi tempi con una disoccupazione che a Isernia ha raggiunto percentuali allarmanti, con un numero impressionante di lavoratori in mobilità e in cassa integrazione e i giovani che vanno via. E intorno alla insoddisfazione degli isernini si possono censire solo alcuni atteggiamenti intellettuali piuttosto curiosi. I valori tanto cari ai cittadini sono scomparsi da molto tempo. È prevalsa l’indifferenza generale sui problemi di primaria importanza: recupero e riqualificazione dell’acqua solfurea, riqualificazione delle borgate, completamento di reti di acquedotto e fognarie in zone sprovviste, oltre al recupero e riqualificazione delle attività sociali, sportive, scolastiche, culturali e del tempo libero. Ma una luce si è accesa in questi giorni: la riapertura del centro sociale per anziani in piazza Ignazio Silone. Questa volta l’amministrazione ce l’ha messa tutta. E questo non può che far che piacere. Ma torniamo a noi. Negli ultimi decenni si sono rilasciate tante licenze edilizie che hanno determinato rioni a macchia di leopardo. Si è invece lasciato da parte qualche direttrice e polo di sviluppo: la città delle valorizzazioni delle proprie emergenze archeologiche e una città del paleolitico con la realizzazione di un parco urbano attrezzato della preistoria e infine un parco tecnologico a sostegno delle imprese, legato anche ad insediamenti di isole produttive. Per raggiungere questi obiettivi occorreva adeguare la viabilità con collegamenti snelli come le linee già esistenti di rilievo nazionale (lo svincolo Isernia- Castel di Sangro nel rispetto delle leggi) e soprattutto adottare un piano regolatore inteso quale strumento di razionalizzazione delle attività del centro capoluogo di provincia. Il Prg non doveva essere inteso come una pizza margherita, dove basta mettere un po’ di bianco qui e un po’ di verde da un’altra parte. Finora ci sembra si sia proceduto esattamente in questa direzione. Non è più l’epoca di sogni faraonici ma bisogna guardare alle piccole cose quotidiane, più consone a un nuovo modello di amministrazione e alle ridotte finanze del Comune di Isernia. Consapevoli di svolgere un ruolo ben preciso ci permettiamo di fare queste considerazioni che ci auguriamo siano da stimolo per gli amministratori che siedono da sei mesi sulle comode poltroncine di Palazzo San Francesco. L’importante è ridare alla città di Isernia, così trascurata nei suoi molteplici interessi, quell’impulso di energie necessarie al miglioramento civile. L’importate è che sui banchi di palazzo San Francesco ci siano persone che hanno a cuore le sorti di Isernia e credano in un futuro più roseo, in una cittadina sempre più abbandonata ad un insolito destino di questo terzo millennio. Ci sono assessori e consiglieri sia di maggioranza che di minoranza che stanno dimostrando di essere propositivi e di voler bene a Isernia ma devono mantenere un impegno costante. A loro diamo qualche consiglio: occorre una svolta sul piano dell’identità, della ragion d’essere e degli obiettivi. Mancano quattro anni e mezzo alla scadenza del mandato elettorale. C’è ancora molta la strada da percorrere. L’amministrazione comunale, sia essa di maggioranza che di minoranza, si trova davanti a un bivio che impone scelte epocali che puntano alla rimodulazione di alcune scelte che vanno fatte in fretta senza alcun tentennamento, con una politica dei fatti concreti e non delle illusioni perdute. Puntare al rilancio dell’economia locale con interventi mirati a favorire la ripresa dell’edilizia, dell’artigianato, della piccola imprenditoria. È questo il tessuto cittadino che va aiutato anche per favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Mettiamo da parte le ombre e accendiamo le luci della speranza in una cittadina che ha bisogno di una netta inversione di tendenza con amministratori autorevoli, in particolare nel campo dell’economia e della finanza. Occorre una scossa che viene richiesta dagli stessi cittadini alla disperata ricerca di interlocutori credibili. Tocca al sindaco Castrataro, agli assessori, ai consiglieri dimostrare con i fatti di trasformare le ombre in luci. Ad iniziare dalla giovane e simpatica vicesindaco Federica Vinci che da quando è stata eletta è scomparsa dai radar. Una cosa è essere abile sui social, un’altra cosa è fare politica. Rimaniamo fiduciosi. Speriamo in bene.
G.D.A