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La politica molisana prova a ritrovare se stessa



Il dibattito politico sulle prossime elezioni regionali cade in un momento speciale della politica molisana e nazionale: la crisi che investe tutti i settori, le emergenze, la pandemia e soprattutto la guerra in Ucraina. Per questo ai politici molisani chiediamo di non essere distratti dai problemi della guerra e di essere responsabili, che non facciano torto alla democrazia col dissociarla dalla serietà. In vista delle prossime elezioni regionali i partiti del centro destra stanno affilando le armi, provando a indossare l’abito della festa. In coda a una legislatura regionale in cui Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno fatto a meno dell’apporto della Lega, ora si punta a far leva sulle grandi emotività dell’elettorato. Si tratta di un tappone dolomitico che finirà solo il prossimo anno. La macchina organizzativa è partita. Iniziamo da Forza Italia. La sua giovane e bella coordinatrice Annaelsa Tartaglione non può permettersi di commettere errori. Ma prima di tutto deve pensare a sé stessa. Si parla con insistenza di una sua candidatura blindata in un collegio della Lombardia. Evidentemente a lei Silvio Berlusconi tiene molto. Ma deve fare i conti con tanti cavalli ruspanti che ci sono in giro: da Nicola Cavaliere a Roberto Di Baggio per finire a Raimondo Fabrizio che non nasconde mire ambiziose di approdo a palazzo Moffa. E poi c’è sempre il presidente Donato Toma che punta a una riconferma, facendo leva su quanto di buono fatto in questi quattro anni. Nell’ambito di Forza Italia alcuni esponenti ritengono che Annaelsa Taraglione non abbia la personalità per fare la coordinatrice del partito. La strada da percorrere è piena di ostacoli per gli azzurri che dovranno gioco forza sedersi attorno ad un tavolo con i coordinatori degli altri partiti: Michele Marone (Lega) e Filoteo Di Sandro (Fratelli d’Italia). Quest’ultimo ha il dente avvelenato con Toma che gli ha vietato di fatto il suo ingresso il Consiglio, dopo la nomina ad assessore di Quintino Pallante. Filoteo Di Sandro, un po’ triste per il ricorso non accolto, ha stretto una forte alleanza con Iorio ma dopo il flop rimediato prima con la lista d’appoggio a Tedeschi alle elezioni comunali di Isernia e successivamente alle Provinciali di Isernia è rimasto quasi scioccato da un risultato a dir poco deludente. Quintino Pallante, dal canto suo, va avanti per la sua strada convinto che prima o poi da Roma giungeranno segnali di distensione. In questi quattro anni ci sono stati continui starnuti da parte di Di Sandro che ha sorvolato un passaggio elementare: in politica comanda chi ha più voti e consensi. Pallante ha dimostrato con i fatti di essere il più forte, politicamente parlando, ed è pronto a dimostrarlo anche tra un anno. A Di Sandro conviene non tirare troppo la corda perché rischia di finire all’angolo come un pugile suonato. Il primo postulato si è dissolto da tempo. Pallante ha lavorato alacremente per capovolgere anche il secondo e oggi si comporta come il vero leader di Fratelli d’Italia in Molise. Il postulato della supremazia politica all’interno di un gruppo si dimostra a volte anche con l’umiltà.  Se i cocci saranno riparati, Fratelli d’Italia può diventare il primo partito in Molise, presentando una lista forte e competitiva. Il cambio di paradigma è apparso in modo improvviso e a tratti quando gli scontri tra Di Sandro e Pallante si sono acuiti a dismisura. Cosa farà a questo punto Di Sandro? In molti ritengono che la cosa migliore da fare sia riprendere un dialogo pragmatico con Pallante. Sarà un duello competitivo e duro ma in un quadro di interessi e regole comuni. Basti pensare che i due né si vedono né si parlano da tempo. E tra i due non dimentichiamolo c’è di mezzo Michele Iorio, autentico volpone della politica, che in cuor suo vorrebbe puntare di nuovo a fare il Governatore del Molise. Un’ipotesi al momento distante anni luce dal traguardo che, ogni tanto, come una bomba a orologeria, viene tirata fuori dai soliti noti. Iorio da politico esperto e navigato ha tirato la corda finché ha potuto. Per non essere isolato, oggi ha tirato i remi sulla barca pronto a rimettersi in gioco da semplice consigliere regionale.  Negli ambienti romani di Fratelli d’Italia conoscono bene la questione Molise e la tengono sempre monitorata. D’Altronde anche Giovancarmine Mancini, esponente di spicco del partito della Meloni, da sempre memore del suo passato, è pronto a dire la sua e a far da paciere. Anche le pietre sanno che è molto vicino a Quintino Pallante. Iorio non gli è mai stato troppo simpatico, figurarsi Di Sandro. Ma troppi galli in un pollaio non possono starci. Qualcuno deve tirarsi fuori dal recinto per il bene della crescita del partito della Meloni che alle prossime politiche potrebbe correre da solo. Tra le donne in prima fila c’è Aida Romagnuolo che deve dimostrare questa volta di avere voti a sufficienza per essere rieletta.  Comunque, fare le liste è molto difficile in quanto con la mancata surroga sono poche le persone in grado di mettersi in gioco. Ma di questo aspetto ne parleremo nei prossimi giorni.

Infine, c’è la Lega. Michele Marone ha iniziato a porre le basi per una lista forte per le prossime regionali. Sicuramente in testa ci sarà lui, neo coordinatore regionale del partito di Salvini. Per il momento sta lavorando soprattutto sui due capoluoghi, Campobasso e Isernia, in cerca di candidati vincenti. Qualcuno gli rimprovera troppo astio nei confronti di Toma. In effetti se lui è stato estromesso dalla giunta regionale non è certamente colpa di Toma. Infine una riflessione sui moderati e i centristi. Da una parte Vincenzo Niro, Vincenzo Cotugno (che ha un conto aperto con suo cognato Aldo Patricielllo), Andrea Di Lucente e Filomena Calenda; dall’altra i centristi doc: Salvatore Micone, Mimmi Izzi e altri. Da verificare dove si posizioneranno alcuni consiglieri dell’attuale maggioranza tra cui  Gianluca Cefaratti e Armandino D’Egidio. Voci molto attendibili vedrebbero confuire nell’Udc Andrea Di Licente e Armandino D’Egidio. Il che aprirebbe le porte per una candidatura al Parlamento di Salvatore Micone. Vedremo cosa accadrà.

Infine, la mina vagante Aldo Patriciello. L’europarlamentare è al lavoro per mettere su una lista, questa volta senza parenti. In prima fila c’è l’attuale sindaco di Pozzilli  Stefania passarelli che è già in campagna elettorale. Occorrerà attendere ancora qualche giorno per verificare altre candidature che sono dietro l’angolo. Ma la vera battaglia politica questa volta si giocherà a Venafro dove sono davvero tanti i galli nel pollaio: Antonio Tedeschi e Massimiliano Scarabeo, animati da voglia di rivincita, ma si sa bene che dopo essere stati lontani dai banchi della politica  sanno beneche è difficile tornare a sorridere. Comunque loro ci riproveranno. C’è poi il grillino Vittorio Nola, seguito a ruota da Enzo Bianchi che questa volta può contare su tanti amici ritrovati. Per finire a Vincenzo Cotugno e Alfredo Ricci. Quest’ultimo ha fatto intendere di voler essere protagonista alle prossime regionali. Però deve fare attenzione a qualche spiffero di troppo nella sua maggioranza al Comune di Venafro, al momento molto risicata rispetto a quattro anni fa. In questi anni ha perso alcuni punti di riferimento e corre voce che un altro consigliere potrebbe lasciarlo. Se così fosse per Ricci sarebbe una corsa tutta in salita, con serie ripercussioni anche in Provincia dove può accadere di tutto e il contrario di tutto. La coerenza alla lunga conta più di ogni altra cosa. Per quanto riguarda i nomi più gettonati nel centro destra troviamo: Francesco Roberti, il figlio d’arte Antonio D’Aimmo e il magistrato Mario Di Nezza, oltre al presidente in carica Donato Toma. In casa PD è un faccia a faccia tra Vittorino Facciolla e Micaela Fanelli. I due si guardano in cagnesco. Entrambi mirano a essere il candidato alla presidenza della Regione. Chi la spunterà è difficile prevederlo. Ma al momento Facciola è in netto vantaggio su Fanelli. Se il duello dovesse continuare a lungo non sarebbe escluso che tra i due litiganti il terzo gode. Da Roma le sirene puntano sulla giovane agnonese Caerina Cerroni. Il suo principale sponsor è il sindaco di Agnone Daniele Saia che stravede per lei. Senza dimenticare l’accordo con i 5 Stelle che a loro volta, tramite il sempre super attivo Andrea Greco, non vogliono assolutamente essere subalterni  al PD. In poche parole, i 5 stelle non demordono. Ma hanno dimenticato che il vento è cambiato in questi quattro anni. Se Greco non ce l’ha fatta quando il vento era dalla sua parte figuriamoci ora con i grillini messi all’angolo in ogni parte d’Italia. Il partito di Grillo e Conte ha un consenso ridotto ai minimi termini. Siamo d’accordo che attualmente in Consiglio regionale è il maggior gruppo con sei consiglieri. Ma è un dato drogato. Dato che se si dovesse votare oggi il numero scenderebbe di molto. Si apre a questo punto un problema di responsabilità politica da parte di Greco e compagni. C’è un gruppo di sei consiglieri che ha davanti a sé una prospettiva molto triste, quella delle prossime elezioni regionali, che più è lontano e meglio e per loro vivere di ricordi. L’unica in grado di poter essere rieletta è Patrizia Manzo; per gli altri cinque è un terno al lotto. Per effetto della propaganda via social e di una certa disinformazione è difficile distinguere il vero e il falso e capire l’andamento di ciò che avverrà da qui a un anno. Tuttavia, se si guarda ai conflitti interni ai vari schieramenti alcune cose si comprendono ma forse non coincidono con la realtà dei fatti.

G.D.A

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